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STIME ISTAT su MEDICINE E DISCIPLINE NON CONVENZIONALI


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"L`uomo dà il meglio di sé quando è stimolato dalla speranza d`un premio, dalla paura dell`insuccesso e dalla luce di una stella."

Anonimo.

Le medicine non convenzionali conquistano sempre piu` italiani, che spesso si `convertono` alle numerose pratiche oggi disponibili: dalla medicina cinese all`agopuntura, dall`omeopatia alla fitoterapia, dall`ayurveda ai trattamenti manuali della chiropratica e dell`osteopatia, allo shiatsu. Un`ondata inarrestabile, se e` vero che la stessa Organizzazione mondiale della Sanita`, il Parlamento europeo e moltissimi Paesi hanno, o stanno adottando, proprie linee guida e di coordinamento per le Medicine cosiddette “non convenzionali”. Il benessere globale, raggiunto in modo non invasivo e cruento, è una tematica che sta sempre più ottenendo il favore della pubblico e che presenta un numero crescente di interessati fruitori. Un`indagine sulle terapie non convenzionali è stata realizzata dall`ISTAT, nel quadro di una convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità.
E’ l’unica indagine condotta, fino ad oggi, sui comportamenti, le motivazioni e le caratteristiche della popolazione che ricorre a tali terapie. Lo studio è stato condotto su un campione di circa 30 mila famiglie, pari ad oltre 70 mila individui. Le stime Istat sulle "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 1999-2000", mostrano che dal 1991 al 1999 è quasi raddoppiata la quota di persone che utilizza i principali trattamenti non convenzionali. La quota, pone, tuttavia, l’Italia ai livelli più bassi della media europea, sebbene comincia a crescere e a diffondersi tra quote importanti di popolazione.
Tra il 1991 e il 1999, l`aumento dell`uso di queste terapie è stato sensibile: confrontando i dati disponibili sui tre principali rimedi (agopuntura, omeopatia e fitoterapia), la quota di persone che, negli ultimi 3 anni, ne ha utilizzato almeno uno passa da circa il 7% del 1991 all`8,3% del 1994, fino a raggiungere il 12% nel 1999. Tale incremento è soprattutto dovuto alla maggior diffusione dell`omeopatia: il numero di persone che vi hanno fatto ricorso è più che triplicato, passando dal 2,5% all`8,2% nello stesso arco di tempo.
In aumento, sia pur contenuto, è anche la fitoterapia, mentre rimane invariata la quota di coloro che si sono curati con l`agopuntura. L’incremento del fenomeno risulta ancora più evidente se si considera che solo nell’ultimo anno la quota di popolazione che ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapie non convenzionali risulta pari all’11%, un valore elevato se comparato alla percentuale d’uso nell’ultimo triennio (15,6%). Sempre secondo le statistiche, quasi un italiano su due, oggi, compra biologico. Nel 2001, gli Italiani che hanno dichiarato di aver utilizzato –con una certa sistematicità - metodi di cura non convenzionali, nei tre anni precedenti l`intervista, sono circa 9 milioni, pari al 15,6% della popolazione. A primeggiare su tutte e` sicuramente l`omeopatia: la terapia piu` utilizzata e integrata con altre prassi convenzionali. Quattro milioni (8,2%), secondo l`Istat, ricorrono all`omeopatia. Seguono i trattamenti manuali, scelti dal 7% delle persone, la fitoterapia e l`agopuntura utilizzati rispettivamente dal 4,8% e dal 2,9% della popolazione e, infine, gli altri tipi di terapie non convenzionali (1,3%). Quando si parla del 7% si intende che più di 3,5 milioni di persone, nei tre anni precedenti l’intervista, sono ricorsi a pratiche “manuali”, tra cui lo shiatsu è senz’altro quella che “assorbe” di più. I bambini fino a 14 anni sottoposti a trattamenti non convenzionali sono circa il 9,2%. Il tipo di trattamento più usato è l`omeopatia, che riguarda il 7,7% dei bambini. Ma non solo: il 4,8% degli abitanti del Belpaese assume rimedi fitoterapeutici, il doppio dei pazienti rispetto a soli dieci anni fa. Sono più le donne (circa 5 milioni e mezzo, pari al 18,2%) che gli uomini (3 milioni e mezzo, pari al 12,9%) a usare i rimedi non convenzionali. La consumatrice tipo é tra i 35 e i 44 anni (25,4%) Il fruitore è carattarerizzato da una scolarita` medio-alta. La propensione a far uso dei metodi di cura non convenzionali aumenta all`elevarsi del titolo di studio: il 24,1% di chi è in possesso di una laurea o di un diploma ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, contro il 18,8% di coloro che hanno la licenza media e l`11,2% di chi ha conseguito la sola licenza elementare o nessun titolo. Più alto è il titolo di studio, maggiore è l`autodeterminazione delle persone: nel 33,3% dei casi i laureati dichiarano di aver deciso autonomamente il ricorso alle terapie non convenzionali, percentuale che scende al 18,5% tra coloro che hanno un titolo di studio basso. Anche l`influenza dei mass - media è maggiore tra coloro che sono in possesso di un titolo di studio elevato rispetto a chi ha la sola licenza elementare o nessun titolo La distribuzione territoriale del fenomeno rileva alcuni dati significativi: nel Nord – Est, quasi un italiano su quattro utilizza almeno una delle terapie non convenzionali, al Centro uno su sei, al Sud uno su quindici. In termini relativi la differenza territoriale è più rilevante nel caso dell`omeopatia per la quale si passa dal 12,8% dell`Italia Nord - Orientale, all`8,3% del Centro e al 2,5% dell’Italia Meridionale (Tavola 4). Per gli altri tipi di terapia il divario territoriale persiste, anche se più attenuato. Il ricorso a queste terapie e` comunicato al proprio medico curante nel 59,6% dei casi. Ed è interessante notare come il 30,9% del campione si sia rivolto al mondo dell’alternativo su indicazioni di persone amiche e non di un medico. Notevole è anche l’incidenza sul campione di coloro i quali “fanno da sé”: il 27,2%. Più spesso è invece un medico (38%) a consigliare questi tipi di trattamento, soprattutto nel caso di persone molto anziane (57,5%).
A tutti gli intervistati è stato chiesto se ritenevano utili i metodi di cura non convenzionali, anche se non li avevano sperimentati direttamente. Il 39,8% delle persone ha espresso un giudizio positivo sull’utilità di almeno un tipo di terapie non convenzionali, il 23,1% le definisce non utili e ben il 34,1% non sa esprimere alcun giudizio. Per chi ritiene utili le terapie non convenzionali è generale la tendenza ad attribuire a queste una minore tossicità rispetto alle terapie tradizionali (71%); ben il 22,6% delle persone ritiene inoltre che siano l`unica possibilità di trattamento per alcuni tipi di patologie; il 20,5% attribuisce una maggiore efficacia rispetto alle terapie convenzionali; il 13,2% afferma che queste terapie consentono un miglior rapporto tra medico e paziente. E’ elevato il livello di soddisfazione di chi ha sperimentato le terapie non convenzionali: quasi il 70% di coloro i quali hanno fatto uso dei diversi approcci terapeutici dichiara di averne avuto dei benefici. I più soddisfatti sono gli utenti dei trattamenti manuali (ben il 77,6%), il 17,7% dichiara di aver avuto benefici solo parziali e soltanto il 3,3 % ritiene di non avere avuto alcun beneficio. Elevata anche la percentuale di soddisfatti tra coloro che hanno fatto uso di fitoterapia (74,6% di soddisfatti contro 18,8% di chi dichiara benefici solo parziali). Poco più basse le percentuali per ciò che riguarda l`omeopatia (72,9% di soddisfatti contro 18,5% di persone che dichiarano benefici solo parziali)

 CONSIDERAZIONI A MARGINE
1) Considerando questi dati, possono avere ancora un valido fondamento considerazioni come quelle che affermano che “il crescente ricorso all’altra Medicina è da considerare come una sorta di "fuga" dalla medicina scientifica ortodossa, colpevole di aver “annullato” le specificità globali più profonde dell`individuo e della persona”? Che tipo di fuga è quella con cui dobbiamo fare i conti? E’ una fuga sconsiderata verso la perdizione, un qualcosa che assomiglia ad un salto nel buio indistinto o, peggio ancora, un "vendere l`anima al diavolo"? Che senso ha dare alla querelle un taglio del genere, considerato che ciò di cui si parla è la nostra salute!!!?
2) E’ mai possibile che nell’immaginario collettivo degli italiani (ben 9 milioni), ovviamente in buona compagnia se diamo uno sguardo anche a ciò che accade oltralpe, si sia radicata una perniciosa miscela fatta da irrazionalismo, credenze magico-religiose e miracolistiche, colpevole di inebetirli a tal punto da farli pendere dalle labbre di questo o quell’altro “guaritore” di turno? Come si concilia questo concetto con il fatto che, contrariamente a quanto si pensa, la maggioranza delle persone che si rivolgono alle "medicine non convenzionali" apparterrebbe a classi sociali elevate con un livello di scolarità superiore e un reddito familiare medio-alto?
 3) Dal XVII secolo e da Cartesio in poi la scienza ha creduto di insegnarci che le cose, quindi anche l’essere umano, sono solo dei macchinari. Ma già con Newton, all’inizio del ‘700, si colgono in questa scienza meccanicistica vuoti e ripensamenti. Voglio dire: “il discrimine che segna il grado di validità e di accettabilità tra i due approcci è soltanto quello della scientificità”? Questa etichetta di extrascientificità (o di ascientificità) con cui, sempre, si addita il “non convenzionale”, non può essere trasformato in un punto di forza dopo che, per anni, è stato vissuto come un motivo di profonda frustrazione? (Nils Bhor, fisico, colui che descrisse l’atomo come un piccolo sistema solare e padre delle moderne teorie a base della fisica dei quanta, impara a sostituire la probabilità alla certezza ed oggi, forse anche grazie alla scienze tradizionali, si sta attuando il miracolo di prendere coscienza che non sono solo le analisi rigidamente scientifiche quelle abilitate a condurre verso il riconoscimento di verità altrimenti nascoste).
4) E’ vero che il “sapere” di coloro che operano nell’ambito di queste medicine: a) non deriva in genere da alcuna nozione di Anatomia, di Fisiopatologia, di Patogenesi o di Farmacologia nota o dimostrata; b) è privo di una diagnosi accurata e documentata; c) fa affidamento su di un linguaggio fantasioso e ammaliatorio, che evoca leggi e principi della chimica e della fisica, a volte a non meglio precisate "energie vitali", termini e concetti mutuati da filosofie indiane, cinesi o tibetane; d) si fa forza di "successi" registrati in malattie psicosomatiche prive di sicure basi organiche, (digestive, cardiache, respiratorie, dermatologiche), che avvallerebbero l’idea di un lavoro condotto prevalentemente su basi “suggestionatorie” Insomma “davvero siamo vittime di un imbonimento di massa che ci rende miopi, irresponsabili e screanzati nei confronti del bene più grande e prezioso che possediamo, la nostra vita?”


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TAGS: STIME ISTAT su MEDICINE E DISCIPLINE NON CONVENZIONALI - Le stime derivanti dall'indagine sulle "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 1999-2000", condotta dall'Istat nei mesi di settembre e dicembre 1999 su un campione di circa 30 mila famiglie, pari ad oltre 70 mila individui, mostrano che dal 1991 al 1999 è quasi raddoppiata la quota di persone che utilizza i principali trattamenti non convenzionali (a cura di Felice Pironti - Direttore dei Corsi e Responsabile di POLARIS SHIATSU INSTITUTE®)

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